mercoledì, dicembre 14
CENA DIAVOLI PADANI
venerdì, dicembre 9
giovedì, novembre 3
CENA DI NATALE DIAVOLI PADANI

Cara/Caro tifoso PadanoRossoNero,
siamo lieti di invitarti a festeggiare il Natale in compagnia dei DiavoliPadani!
Grande serata!!! Lunedì 12 Dicembre alle ore 20.00 presso "Il Giardino della Birra" di Via Ortica 10 - Milano ci sarà la prima "Scèna de Nadal" organizzata da e per noi tifosi PadanoRossoneri.
Alla serata parteciperanno giornalisti sportivi di primo piano e storici tifosi rossoneri (Crudeli e Pellegatti su tutti) e politici tifosi (Bobo Maroni su tutti).
Il menù eno-gastronomico del "Giardino":
GNOCCO FRITTO E FOCACCINA CALDA CON SALUMI E FORMAGGI MISTI
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GOULASH CON POLENTA
E
COSCIOTTO DI MAIALINO ALLA BIRRA
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PATATE AL FORNO
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BIRRA DI NOSTRA PRODUZIONE
VINO E ACQUA
SOLO 20,00 €
Si prega massima diffusione ed adesione!
Prenotazione obbligatoria via e-mail: diavolipadani@libero.it
In loco banchetto nuovi gadjet DiavoliPadani.
Saluti
Diavoli Padani
martedì, ottobre 4
MONACO 1860 e la storia si ripete....

Col passare dei decenni l’ingombrante presenza del Bayern ha creato un complesso d’inferiorità nei tifosi della più antica squadra di Monaco di Baviera. Ma almeno fino alla seconda guerra mondiale il 1860 era ancora la squadra più popolare della capitale bavarese, mentre il Bayern raccoglieva i propri simpatizzanti soprattutto in provincia. Godendo della compiacenza dei gerarchi nazisti, il 1860 aveva conosciuto negli anni trenta una fase di successo, fino all’apice della conquista della Coppa di Germania nel 1942. Sarà poi il dopoguerra a generare un nuovo complesso, quello di colpa, nei suoi sostenitori e nei suoi dirigenti: complesso tanto vivo e vegeto tuttora, al punto di far rimuovere integralmente gli anni del Terzo Reich dalla sezione storica del sito ufficiale della squadra.
L’epoca d’oro del Monaco 1860 comincerà negli anni sessanta e durerà per tutto quel decennio (incredibilmente anche la nostra, ma con ben piu' alti risultati..), sotto la guida dell’allenatore austriaco Max Merkel, per coronarsi in tre splendide annate: il 1964 con la conquista della seconda Coppa di Germania, il 1965 con l’approdo alla finale (poi persa) di Coppa delle Coppe, e il 1966 con la prima ed unica vittoria in campionato della propria storia. Ma la fortuna volgerà presto le spalle ai “leoni”, come vengono anche chiamati per via del loro stemma raffigurante un leone rampante. Alla fine del 1969 il bilancio societario comincia a presentare le prime crepe, con un’esposizione debitoria di oltre due milioni di marchi. E come una tegola, nel 1970 si abbatte anche l’onta della retrocessione in Zweite Bundesliga, la seconda divisione del campionato tedesco, con una conseguente emorragia di pubblico e di incassi.
Gli anni settanta erano stati anni di difficoltà finanziarie per tutto il calcio tedesco, e persino il cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt era dovuto intercedere presso le banche per salvare dalla bancarotta l’Amburgo, la sua squadra del cuore. Dall’altra parte della barricata, Erich Riedl, uno dei maggiorenti della CSU, il partito conservatore alla guida della Baviera, era diventato il presidente del Monaco 1860, ed aveva utilizzato la propria influenza nel governo locale per mendicare finanziamenti.
Come sperato, gli aiuti erano arrivati a destinazione, e il Monaco 1860 era potuto ritornare in prima divisione; ma in cambio la dirigenza del club aveva assunto una forte connotazione politica. E questi politici, anche se tutti appartenenti alla CSU, avevano cominciato a litigare tra loro come tanti galli nello stesso pollaio. A questo si era poi aggiunta una campagna acquisti tanto dispendiosa quanto infruttuosa, che alla fine degli anni settanta aveva dissanguato il club, fino a spingerlo al fallimento nel 1982.
A causa del fallimento si era dovuto dire addio col fazzoletto agli occhi alla ribalta della Bundesliga per ripartire da zero, ossia dai campionati regionali bavaresi: un purgatorio dove il Monaco 1860 avrebbe languito lungo tutti gli anni ottanta. La rimonta sarebbe arrivata nel decennio successivo, ed sotto la guida di un nuovo rampante e spregiudicato presidente, Karl Heinz Wildmoser, di professione imprenditore nel campo della ristorazione. Così, per la gioia dei tifosi, a fine anni novanta la seconda squadra di Monaco sarebbe rientrata in prima divisione, fino a guadagnarsi anche una fugace comparsata nella fase preliminare della Champions League del 2000.
I problemi finanziari ricompaiono però nella prima metà degli anni duemila, in concomitanza con la preparazione dei mondiali di Germania 2006, quando viene deliberata la costruzione di un nuovo avveniristico stadio a Monaco: il futuro Allianz-Arena. I costi della nuova struttura sono esorbitanti: 340 milioni di euro, e vengono sostenuti da una società costituita pariteticamente dal Bayern e dal Monaco 1860, con il figlio di Wildmoser, Heinzi, sullo scranno di amministratore delegato.
Se per il Bayern, coi suoi oltre 150mila soci, 2.500 fans club sparsi per il mondo, e un’attività internazionale di merchandising straordinariamente redditizia, non è stato un problema reperire i fondi necessari, per i cugini del Monaco 1860 l’investimento si è rivelato un salasso in piena regola. Un escamotage per sovvenzionare le aziende di famiglia lo avevano trovato invece i Wildmoser padre e figlio, che nel marzo del 2004 verranno arrestati per essersi intascati tangenti dalla società costruttrice dello stadio per circa 2 milioni e 800mila euro. Anche se poi il padre e presidente patriarca della squadra verrà scagionato dalle accuse (peggior sorte si abbatterà invece sul giovane Heinzi, condannato a quattro anni e mezzi di galera), dovrà subire la defenestrazione dalla presidenza della squadra. Per il Monaco 1860, retrocesso contemporaneamente in Zweite Bundesliga, significherà la fine di un percorso e l’imbocco di un tunnel.
Inevitabilmente, nel 2006 la nuova amministrazione aveva comunicato di essere rimasta con le casse vuote, impotente a raccogliere i 12 milioni di euro necessari a pagare le licenze alla federazione per proseguire l’attività. Urgeva una misura estrema, una di quelle a cui l’orgoglio del club non avrebbe voluto ricorrere mai: chiamare in soccorso i cugini e rivali del Bayern. E questi, anche se di malavoglia, avevano risposto alla chiamata, acquistando la quota di capitale del Monaco 1860, ossia il 50%, nella Allianz Arena Gmbh, la società incaricata della gestione dello stadio. La bancarotta era scongiurata, ma solo temporaneamente. E proprio il mese scorso il nuovo presidente ha annunciato un’ennesima emergenza: casse nuovamente vuote e, senza più i gioielli di famiglia da poter mettere in vendita, urgenza di procacciarsi un finanziatore, possibilmente disposto a devolvere pronta cassa almeno 10 milioni di euro.
Si è ricorso ancora all’aiuto dei cugini, che però questa volta hanno voltato le spalle dispiaciuti; si è implorato l’aiuto del land della Baviera, che però si è dovuto tirare indietro, adducendo il divieto comunitario sugli aiuti di stato, finché la scorsa settimana è comparso, o meglio è sembrato apparire dal nulla l’atteso cavaliere bianco. Ë un giordano di 34 anni, ma non assomiglia neanche lontanamente a Lawrence d’Arabia. Si chiama Hasan Abdullah Ismaik, e allo stato attuale sembra seriamente intenzionato ad acquisire il 49% del capitale del centocinquantenario club monacense (per la legge tedesca il 50% + 1 delle azioni delle squadre di calcio della Bundesliga devono restare di proprietà del club stesso).
E se l’uomo d’affari giordano si dovesse tirare indietro, per il Monaco 1860 le speranze di salvarsi dal secondo fallimento della propria storia si ridurrebbero ai minimi termini. A tutt’oggi il temuto ritorno ai campetti delle divisioni regionali nel prossimo campionato non è ancora scongiurato.
venerdì, settembre 30
mercoledì, settembre 7

giovedì, agosto 25
Supercoppa Rossonera!!!

martedì, maggio 17
Nuova maglia Milan 70's style.

mercoledì, maggio 11
18 VOLTE CAMPIONI E GRANDE GATTUSO!!

giovedì, aprile 7
3 a 0 Grandissima Vittoria

giovedì, marzo 17
EL TEMP CHE VEGNARA'

17 Marzo 2011 16:00 SPORT
(ANSA) - LONDRA - La Federcalcio scozzese ha intimato ai suoi tesserati a non prendere parte ai giochi olimpici di Londra 2012. Il timore dei federali e' che una rappresentativa olimpica 'britannica' possa rappresentare un precedente in seno alla Fifa, compromettendo cosi' l'autonomia della stessa federazione all'interno del governo del calcio mondiale. La Federcalcio, pur non potendo vietare ai suoi tesserati di rispondere ad un'eventuale convocazione, ha pero' voluto inviare un forte messaggio di censura.
tratto da http://www.corriere.it/
mercoledì, febbraio 16
Green Brigade, gli ultras AUTONOMISTI del Celtic Glasgow
lunedì, febbraio 14
Autonomismo e Comunismo - Intervista agli Herri Norte Taldea dell' Athletic Bilbao


-Chi sono gli Herri Norte Taldea?
HNT è un gruppo di tifosi che si organizza dopo il mondiale del 1982 e dopo l'impatto che lascia a Bilbao la visita dei tifosi inglesi. Alcuni anni più tardi ha luogo una scissione e prevale più politicizzato vicino alla sinistra indipendentista. HNT non è un gruppo largo ed è sempre stato prevalentemente un gruppo di amici. Adesso conta circa 200 membri.
-Malgrado HNT sia un gruppo unico, al suo interno esistono posizioni differenti. In cosa consistono tali differenze?
In passato esisteva un piccolo gruppo di anarchici ed eravamo tutti uniti in nome dell'Athletic e dell'antifascismo. Oggi esiste un acceso dibattito sul traffico e l'eccessivo consumo di droga e sull'opportunità o meno di tollerare o meno concerti o slogan di gruppi apolitici oppure tendenti a destra dentro la musica punk e oi! Per questo abbiamo dato vita a Unaikistan, per combattere entrambe le cose.
-In trasferta siete sempre presenti?
Quando il gruppo era meno numeroso viaggiavamo di ma restiamo comunque uno dei gruppi della Liga che si muove di più.
-Le tifoserie nemiche vengono a Bilbao?
San Mames dispone soltanto di 2.500 biglietti fuori abbonamento, perciò i rivali non hanno possibilità di venire numerosi. Se si presentano è solito trattarsi di una tifoseria amica. Negli ultimi tre anni ci ha fatto visita solo una tifoseria nemica, con un bus superscortato che non cercava lo scontro, ma solo uscire su "Superhincha" (il Supertifo spagnolo).
Le tifoserie basche cantano tutte le stesse canzoni e hanno lo stesso stile di quelle spagnole. L'unica che si differenzia è la nostra. Cantiamo canzoni politiche basche, non abbiamo striscioni e odiamo le coreografie. Quando il Club ha organizzato una coreografia lo ha fatto in tutto lo stadio tranne il nostro settore. Ci piace più la strada degli spalti.
-C'è rivalità, o addirittura inimicizia tra voi e le altre tifoserie basche o esiste un fronte unico contro il "nemico" spagnolo?
Sfortunatamente negli anni ci siamo scontrati in alcune occasioni con tutte le altre tifoserie basche. In alcuni casi esiste una conoscenza che va avanti da molti anni e in altri ci sono perfino amicizie personali. Spesso ci uniscono gli obiettivi politici, però a volte si generano incomprensioni.
-Avete qualche rapporto di amicizia con le tifoserie spagnole?
C'è molta amicizia tra HNT e i tifosi del Celta Vigo, ma loro si sentono galiziani, non spagnoli. Non abbiamo problemi con i gruppi antifascisti ma non c'è una vera amicizia. Con alcuni gruppi però che pur si proclamano antifa, ma che hanno un passato torbido, La Coruña ad esempio, abbiamo pessimi rapporti.
-Raccontate come nasce l'amicizia tra HNT e le tifoserie di Sankt Pauli e Celtic di Glasgow: com'è nata? E come si caratterizza?
Il rapporto cominciò perché gente di Amburgo e Glasgow vennero a farci visita, ma non è un vero gemellaggio. Da amicizie a livello personale il discorso si è allargato. Con gli irlandesi (la tifoseria del Celtic ha moltissimi tifosi irlandesi per la nota contrapposizione tra cattolici, di cui è una sorta di simbolo, e protestanti filo-inglesi, n.d.t.) la relazione è stretta perché condividiamo la lotta contro un nemico invasore mentre St. Pauli è stata un'ispirazione nella lotta contro il razzismo e ci riempie d'orgoglio che esiste un piccolo gruppo di HNT organizzato là.
-Ci sono compagni tra gli HNT che sono militanti attivi della sinistra abertzale (indipendentista, n.d.t.) anche fuori dallo stadio?
Certamente. Ci sono persone che militano politicamente nei propri paesi o quartieri e ci sono persone degli HNT detenuti in carcere. Tuttavia la maggior parte di noi si limita a partecipare alle manifestazioni. Dall'altro lato la sinistra "abertzale" ci vede come hooligans e ci critica quando sbagliamo mentre quasi mai ci applaude quando ce lo meriteremmo.
-Potrebbe esistere HNT senza fare politica? In cosa consiste per voi fare politica?
L'anno scorso una persona provò a coinvolgere nel gruppo persone meno politicizzate al fine di mettere su una sezione apolitica. Tutti furono contrari e lui fu espulso. Perfino i meno politicizzati sanno che senza politica HNT non sarebbe HNT. Far politica significa avere un comportamento costante e coerente in favore del socialismo e dell'indipendenza cercando di portare dentro San Mamés ciò che accade fuori.
-Quali sono le maggiori differenze tra le tifoserie italiane e quelle della Liga spagnola?
Non conosciamo così bene le tifoserie italiane per poter esprimere un giudizio netto, ma è innegabile che è da 25 anni che gli ultras spagnoli imitano quelli italiani. Sicuramente le tifoserie italiane sono più numerose.
-Come si caratterizza la repressione dentro e fuori gli stadi? Avete anche voi i "daspo"?
Con la videovigilanza dentro lo stadio non fai più vita. La repressione consiste poi nel comminare pesanti multe attraverso la commissione antiviolenza. La scorsa stagione 80 membri di HNT sono stati identificati nella strade di La Coruña e due giorni più tardi la commissione antiviolenza dettava alla stampa che la polizia aveva evitato un massacro perché secondo loro il nostro intento era quello di entrare con "esplosivi" nella curva avversaria. A ognuno dei 28 è stata comminata una multa di 6.000 euro (un totale di 174.000 euro) oltre al divieto di entrare negli stadi per un periodo compreso tra i 3 e i 12 mesi. A La Coruña non solo non c'era nessun tipo di esplosivo ma nemmeno ci furono incidenti. Così funziona questo stato "democratico".
-L'Athletic, per ciò che rappresenta e ha rappresentato in passato, non può essere definito una semplice società calcistica. Quali sono gli elementi politici e sociali del club che vi inorgogliscono di più?
La prima caratteristica è che gioca solo con giocatori baschi e ciò la unisce molto al proprio popolo. C'è chi vede in questo una forma di razzismo, ma si sbaglia. I primi figli dell'immigrazione stanno giocando nel nostro settore giovanile e già quest'anno un giovane calciatore nero ha debuttato in amichevole con la prima squadra. Pensate che bello se un giocatore basco e nero facesse gol al Bernabeu: gli Ultras Sur impazzirebbero!
La seconda è che i soci sono i proprietari del club e le decisioni più importanti vengono prese in assemblea. Ogni 4 anni i soci votano per il rinnovo delle cariche dirigenziali. Non è certo il massimo della democrazia visto che per potersi presentare alle elezioni è necessario coprire un tanto per cento del bilancio societario, motivo per cui si presenta solo chi è ricco, ma è già meglio rispetto alla stragrande maggioranza dei club, che di fatto sono semplicemente aziende.
La terza è la storia antifascista. Molti giocatori dell'Athletic hanno girato il mondo con la selezione basca per raccogliere fondi da destinare alla guerra contro i fascisti. Abbiano avuto anche calciatori vincolati alla sinistra abertzale già dagli anni ‘30 come Belaustegigoitia, di ANV. Endika, calciatore degli anni '80, entrò nel direttivo nazionale di Herri Batasuna e un altro dell'attuale rosa come Koikili ha avuto suo padre detenuto, solo per fare alcuni esempi.
-C'è però chi sostiene che l'Athletic oggi rappresenti più l'oligarchia del PNV (il Partito Nazionalista Basco, di stampo liberale e liberista, n.d.t.) che il vero spirito popolare basco.
E' innegabile che la dirigenza del club è sempre stato vincolato al PNV e il PNV è sempre stato vincolato all'oligarchia basca. Durante il franchismo invece le dirigenze erano legate all'oligarchia spagnolista. Per loro disgrazia, tutto il popolo, dagli operai ai contadini, ama la sua squadra di calcio. L'Athletic non è la sua dirigenza, l'Athletic è il popolo.
-Cosa pensate della tifoseria del Livorno?
La maggior parte di noi, tranne alcune eccezioni, conosce il Livorno per Lucarelli. Fummo molto invidiosi nel vedere un calciatore comunista impegnato a tal punto con la squadra della propria città e con la sua tifoseria, anch'essa comunista. Buona fortuna per il futuro al Livorno e soprattutto ai propri tifosi.
Tito Sommartino
tratto da Senza Soster n.28 (luglio 2008)
martedì, gennaio 4
Ducale bandiera di Lombardia

Informazioni personali
- diavolipadani
- Milano, Insubria
- Per l'identita' e la storia di uno dei clubs piu' antichi della Padania!!